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L’ ARTISTA STAGIONALE
Nel racconto della sua “Autobiografia Scientifica”, Pino esordisce sempre con questa frase. “Volevo fare l’artista ma mio padre me lo ha impedito”. Ma l’urgenza della creazione è una forza che non si può arginare: come l’acqua, trova sempre la sua strada.
L’occasione per esprimere questa propensione artistica si è presentata in un luogo specifico, Anghiari, rifugio estivo, “pensatoio”, in cui il genius loci ha ispirato molti progetti culturali, in un tempo specifico, dal 2005 al 2025, e in una stagione specifica, in estate. Questa combinazione di tempo e spazio ha dato vita alle opere dell’artista stagionale.
Artista stagionale dunque non solo perché realizzate nel periodo estivo nella casetta di Anghiari, ma anche perché raccontano una stagione di vita lunga venti anni, in cui emozioni personali, situazioni contingenti e materiali a disposizione hanno preso corpo in quelli che potremmo definire degli “assemblage”.
Infatti, un po’ come l’artista Joseph Cornell, le opere di Pino sono delle composizioni, degli assemblaggi di oggetti di vario tipo, e in questo accostamento ready-made di cose anche molto diverse tra loro si può leggere una storia che ruota intorno al proprio mondo, alla ricerca di sé stesso, un racconto che scaturisce da anni di psicanalisi.
La scelta degli oggetti è dettata da ricordi, sensazioni, avvenimenti, che si mescolano tra loro restituendo una lettura altra, in quanto “l’emergere delle relazioni tra le cose, più che le cose stesse, pone sempre nuovi significati” (Aldo Rossi).
Insieme ad Aldo Rossi che è stato un importante punto di riferimento nella formazione di Pino come Architetto, prendo in prestito le parole di uno degli artisti più interessanti e versatili del secolo scorso, Man Ray, il quale racconta: “Dipingo ciò che non può essere fotografato e fotografo ciò che non desidero dipingere […] Per esprimere ciò che sento mi servo del mezzo più adatto per esprimere quell’idea […] Non mi interessa affatto essere coerente come pittore, come creatore di oggetti […] Posso servirmi di varie tecniche diverse, come gli antichi maestri che erano ingegneri, musicisti e poeti nello stesso tempo.” Come gli artisti del Rinascimento che erano architetti, pittori e scultori nello stesso tempo.
L’artista stagionale adopera dunque tecniche differenti, e pur raccontando mondi anche molto privati, mantiene sempre un pizzico di ironia, restituendo un’immagine di leggerezza legata alla stagione estiva durante la quale queste opere vengono realizzate. Ma pur non prendendosi mai troppo sul serio ci fa leggere frammenti della sua vita, in cui ciascuno di noi può ritrovare un pezzo di sé stesso e può ritrovare un’emozione.
Valeria Penna
L’occasione per esprimere questa propensione artistica si è presentata in un luogo specifico, Anghiari, rifugio estivo, “pensatoio”, in cui il genius loci ha ispirato molti progetti culturali, in un tempo specifico, dal 2005 al 2025, e in una stagione specifica, in estate. Questa combinazione di tempo e spazio ha dato vita alle opere dell’artista stagionale.
Artista stagionale dunque non solo perché realizzate nel periodo estivo nella casetta di Anghiari, ma anche perché raccontano una stagione di vita lunga venti anni, in cui emozioni personali, situazioni contingenti e materiali a disposizione hanno preso corpo in quelli che potremmo definire degli “assemblage”.
Infatti, un po’ come l’artista Joseph Cornell, le opere di Pino sono delle composizioni, degli assemblaggi di oggetti di vario tipo, e in questo accostamento ready-made di cose anche molto diverse tra loro si può leggere una storia che ruota intorno al proprio mondo, alla ricerca di sé stesso, un racconto che scaturisce da anni di psicanalisi.
La scelta degli oggetti è dettata da ricordi, sensazioni, avvenimenti, che si mescolano tra loro restituendo una lettura altra, in quanto “l’emergere delle relazioni tra le cose, più che le cose stesse, pone sempre nuovi significati” (Aldo Rossi).
Insieme ad Aldo Rossi che è stato un importante punto di riferimento nella formazione di Pino come Architetto, prendo in prestito le parole di uno degli artisti più interessanti e versatili del secolo scorso, Man Ray, il quale racconta: “Dipingo ciò che non può essere fotografato e fotografo ciò che non desidero dipingere […] Per esprimere ciò che sento mi servo del mezzo più adatto per esprimere quell’idea […] Non mi interessa affatto essere coerente come pittore, come creatore di oggetti […] Posso servirmi di varie tecniche diverse, come gli antichi maestri che erano ingegneri, musicisti e poeti nello stesso tempo.” Come gli artisti del Rinascimento che erano architetti, pittori e scultori nello stesso tempo.
L’artista stagionale adopera dunque tecniche differenti, e pur raccontando mondi anche molto privati, mantiene sempre un pizzico di ironia, restituendo un’immagine di leggerezza legata alla stagione estiva durante la quale queste opere vengono realizzate. Ma pur non prendendosi mai troppo sul serio ci fa leggere frammenti della sua vita, in cui ciascuno di noi può ritrovare un pezzo di sé stesso e può ritrovare un’emozione.
Valeria Penna