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PADIGLIONE ITALIA
Concorso internazionale di progettazione per la “Progettazione del Padiglione Italia”  per l’Expo 2015
Milano
2013

Concorso di progettazione

Gruppo di lavoro: Compagnia del Progetto Srl, Tecnogeco Srl, CAED International Srl, Pino Pasquali, Luigi Filetici, Susanna Nobili, Valeria Penna, Lucio Lorenzo Pettine, Gabriele Salvia, Serena Savelli

Ente banditore: Expo 2015 SpA




Due ci sembrano essere i temi che possono caratterizzare questo progetto: il desiderio di un rinnovato interesse per la cultura italiana e l’apprezzamento per un territorio straordinario e vario. 
Un viaggio di viandanti cosmopoliti in quell’Italia simbolo del “Gran Tour” e che, pur avendo un’identità sovranazionale, veniva identificato con il nostro territorio che per tutti era un’immagine femminile: la “Mater Tellus” cantata da Lucrezio. 
L’edificio affiora da uno strato archeologico sommerso, sulla cui sommità rimane il piano di campagna del paesaggio locale. Nella sua interezza il padiglione si fa paradigma e manifesto di quello che, a nostro avviso, è l'unico futuro possibile per la cultura locale non solo architettonica e gastronomica. Consapevolezza del passato, rispetto del luogo e valorizzazione del paesaggio che non a caso è simbolicamente in cima allo ziggurat del padiglione. L’architettura della città italiana come stratificazione di storia e di epoche, la storia nella storia, caratteristica unica ed irripetibile. Lo scavo come estrusione dal territorio nella trama degli appezzamenti, diviene un edificio come una “zolla” della nostra complessità culturale. 
Laddove il progetto, e cioè il padiglione, fa riferimento all'itale glorie stratificate nella nostra cultura architettonica , il giardino pensile, esplosione aerea del luogo, incardina l'edificio al sito con un esplicito riferimento al paesaggio delle risaie del territorio milanese e di tanta parte della cultura nazionale. L'architettura mondiale oggi è prevalentemente uguale e ubiquitaria, e la nostra risposta all'omologazione generale é: rapporto con la storia del luogo e con il paesaggio, non tanto in quanto dato locale, ma in quanto specchio, palinsesto, album di famiglia, che immortala 
la storia della società, nelle forme e nei modi del suo abitare. La corte-piazza, come luogo di incontro, scambio, formato da elementi funzionali che caratterizzano lo spazio (quasi un’incisione piranesiana), oltre ai piani dell’edificio che sono spazi dedicati (mostre, eventi, conferenze, ecc.) le passerelle, le scale, le rampe e i percorsi, formano luoghi di incontro spettacolari alle diverse quote e, come nei centri montani o appenninici o sulle nostre coste, creano dei veri e propri luoghi che stupiscono, dove sostare o semplicemente informare. 
Alla globalizzazione universale di ogni aspetto dell' “essere” umano, delle attività vitali e sociali connesse soccombe ovunque anche il cibo, i suoi rituali, le ricette, anche in questo campo la cultura italiana ha dimostrato la sua resilienza ed ha saputo affiancare alla proliferazione dei sushi bar, quella dei mercati contadini, dei mercati Eataly, delle dop, doc delle docg. 
Parallelamente agricoltura, sia chimica che meccanizzata che intensiva, distrutta dalle politiche, vede ora una nuova stagione di riconversione al tradizionale, alla qualità, a quella multifunzionalità per la quale la custodia ed il presidio del paesaggio agrario sono funzioni gerarchicamente primarie. 
Ma la risaia pensile con il suo rice-taurant (il ristorante del riso del mondo) non vuole essere solo un riferimento locale ma un ammonimento globale. Costruita a partire dalle linee di una risaia attualmente presente del milanese e quindi sull'esempio formale delle risaie meccanizzate, alleva idroponicamente solo risi di varietà locali, come il Balilla, e si arricchisce di tutte quelle specie di corteggio che trasformavano quello che ora è monocoltura specializzata intensiva rinettata da ogni infestazione, in quel vero e proprio giardino d'acqua (dove galleggiavano insieme ad Oryza la typha, l'iris, la sagittaria, il butum) colorato e biodiverso che era la risaia tradizionale dove le mondine ricavavano, cantando, i loro bouquet. 
Un ammonimento alla conservazione dell'agrobiodiversità genetica di quel cereale che, dalle pendici dell'Hymalaya inziò il suo viaggio 30.000 anni fa, seguendo l'uomo che l'acclimatò in tutta l'Asia, arrivando al seguito di Alessandro Magno in Africa ed in Europa giungendo in sud Italia tramite gli arabi e al nord solo grazie agli 
Sforza che intuiscono la vocazione risicola di alcune zone delle pianura altrimenti ingenerose e lo ritengono “alimento estremamente interessante e meritevole di essere coltivato” per essere diffuso, poi alle americhe.
Un ammonimento alla conservazione dell'agrobiodiversità genetica di quel cereale sinantropo, coevoluto con l'uomo e migliorato dal suo millenario lavoro di selezione genetica ed adeguamento alle condizioni locali, che le multinazionali del biotech minacciano criminalmente. 
Ma anche un ammonimento alla conservazione di quei millenari paesaggi risicoli tradizionali, che sono altrettanti paradisi acquatici ed altrettanti monumenti dell'ingegno umano e dell'intelligenza ecologica che aveva quando agiva istintivamente nei confronti del paesaggio come un animale fa nei confronti del suo habitat. “Quando il coltivatore, in base a scelte funzionali, definiva gli usi del 
suolo, costruiva un paesaggio che sottolineava le diversità delle condizioni pedologiche e ambientali, ed esaltava la sua adesione alle condizioni naturali[...]. Il coltivatore, con gli interventi rispettosi dell'ordine naturale, aderenti ai modelli culturali che ispirano il suo agire, riflette nel paesaggio la langue propria della sua società ed il suo modo, istituzionalmente riconosciuto, di esprimersi, identificarsi 
territorialmente ed architettare scenari paesistici congrui alla sua visione estetica”1 (E. Turri)
Le sale conference, sono localizzate al piano secondo a quota +13,00 m dal piano terra. Come richiesto hanno una capacità, rispettivamente, di 50, 150 e 250 posti. 
Sono tre volumi autonomi e ben distinti planimetricamente. Lo spazio centrale del piano ha la funzione di foyer di ingresso ed è collegato con gli spazi di caffetteria, guardaroba, servizi ed attraverso un giocoso sistema di rampe, direttamente con gli spazi esterni. Le tre sale, saranno utilizzate per conferenze da tenere nell'ambito 
dell'expò, ma potranno ospitare, con opportuni sistemi di ottimizzazione acustica già previsti, concerti, seminari, convegni e proiezioni. 
Il sistema dei padiglioni sul cardo ha come principale caratteristica l’essere formato da strutture in ferro facilmente smontabili, e rivestite da pannelli in mattoni di recupero o reperiti in loco, come si usa nella tradizione contadina.