LA NAVE DI PIETRA
La Nave di Pietra - storia, architettura e archeologia dell'isola Tiberina
Isola Tiberina
Roma
dal 22 ottobre al 27 novembre 1983

Promossa da: Regione Lazio 
A cura di: Giuseppe Pasquali, Alfredo Passeri

rilievo di Stefano di Stefano e Fabrizio Tarquini

rilievo di Stefano di Stefano e Fabrizio Tarquini
rilievo di Stefano di Stefano e Fabrizio Tarquini


Paolo Portoghesi
Paolo Portoghesi
Paolo Portoghesi
Paolo Portoghesi
Alessandro Anselmi


Alessandro Anselmi
Alessandro Anselmi
Alessandro Anselmi
Franco Purini 
Franco Purini
Franco Purini
Franco Purini
Pierluigi Nicolin
Sotgia - Marchini
Sotgia - Marchini
Arcidiacono - Burgio - Priori
Arcidiacono - Burgio - Priori
Arcidiacono - Burgio - Priori
Pasquali, Passeri, Pinna, Porzio
Pasquali, Passeri, Pinna, Porzio
Pasquali, Passeri, Pinna, Porzio
Pasquali, Passeri, Pinna, Porzio
Pasquali, Passeri, Pinna, Porzio

E’ stato invitato a partecipare alla elaborazione di idee per l’isola Tiberina un ristretto gruppo di architetti scelti secondo un criterio discrezionale e generazionale. Agli architetti è stata fornita una documentazione storico-iconografica oltre al rilievo dell’isola allo stato attuale, con disegni in scala particolarmente dettagliati. Sono state allegate, inoltre, immagini, vedute e ricostruzioni e fotografie d’epoca. 
A tutti è stato richiesto un intervento che tendesse a rendere maggiormente fruibile l’isola e ne migliorasse l’immagine. I gruppi invitati hanno fornito materiali di progetto che rappresentano un’occasione di dibattito e di confronto. Sono state richieste alcune indicazioni per la percorribilità soprattutto per ciò che concerne la destinazione delle fasce verso il fiume, prevedendo ed anticipando la pedonalizzazione dell’isola. E ciò con il conforto delle ipotesi progettuali in corso, circa l’uso alternativo che attualmente si fa (in periodo estivo) dell’isola, promuovendo manifestazioni, spettacoli ed attività collettive. 
Inoltre i progetti rappresentano una giusta integrazione delle opere di trasformazione in atto sull’isola come l’ampliamento dell’ospedale (previsto dal piano di recupero) e la costituzione del Museo dell’Isola. Per il destino futuro di questa parte urbana i progetti rappresentano una molteplicità di spunti e soluzioni destinate soprattutto agli amministatori oltre che agli specialisti. 
E’ merito dei progettisti aver restituito l’importanza che l’isola Tiberina di fatto ricopre nella città e di averne salvaguardato ed esaltato le potenzialità, per il destino del fiume Tevere e del centro storico di Roma.

Un’architettura per l’isola Tiberina tra memoria e genius loci
Paolo Portoghesi

Un futuro per l’isola Tiberina ed il Tevere
Alessando Anselmi 
coll. Andrea Salvioni e Roberto Ugolini

Il rinnovamento del bosco tiberino
Franco Purini
coll. Elisabetta Bucci, Gianfranco Neri, Renato Partenope, Efisio Pitzalis, Philippe Raymond, Marcello Sestito, Giordano Tironi

Proposta per la sistemazione delle banchine dell’isola Tiberina
Pierluigi Nicolin
coll. Giuseppe Raboni, Nobuko Imai

Rilievo e ridisegno dell’isola Tiberina Antonella Sotgia e Rossella Marchini

Architettura tra le acque
Giuseppe Arcidiacono, Eugenio Burgio, Giancarlo Priori

Un’idea per l’isola Tiberina
Giuseppe Pasquali, Alfredo Passeri, Pasquale Pinna, Pierluigi Porzio
coll. Stefano di Stefano, Fabrizio Tarquini

L'isola è parte integrante del centro della città. Nonostante le manomissioni del tempo, essa non ha perduto il ruolo di "unità separata"; permane evidente la sua compattezza nonostante le trasformazioni. La proposta di progetto come in un disegno del Canina, fatto della sovrapposizione della pianta archeologica dell'isola su quella del suo tempo (come in una ricostruzione fantastica), tende ad unificare, con il segno del muro che circonda in un grande perimetro tutta l'isola, la realtà di "luogo" eccezionale esaltando al contempo la qualità dei monumenti.
Il muro che contiene i manufatti sovrastanti diviene un nuovo muraglione, a volte marcatamente traforato a volte omogeneamente chiuso. Tale varietà permette di identificarne le capacità d'uso, esaltando il continuo dell'isola, totalmente ripristinato.
La piazza di San Bartolomeo acquista la sua naturale confluenza prospettica grazie al ripristino dell'ala demolita che viene occupata da un sistema di giardini interclusi che, a diverse quote, costituiscono un percorso articolato verso l'acqua.
Questa complessità di approccio si manifesta lungo tutto il perimetro del muro che ricostituisce, così, quel rapporto articolato tra la città e il fiume, mediando attraverso molteplici passaggi, la relazione tra l'uso differente delle piazze e dei percorsi, tipici della città e l'uso diverso del fiume.
Nella parte terminale tale rapporto si integra con la diversità del muro che, in questo caso, si apre ad accogliere le acque, cintandole e divenendo porto fluviale. Una grande torre luminosa è posta al baricentro di questa parte; due strutture permettono di raggiungere il camminamento interno del muro e di percorrerlo.
Da ciò si evince che il muro che circonda l'isola si sviluppa in modo assai differenziato lungo il perimetro, pur mantenendo la sua simbolica funzione di struttura che contiene i monumenti e le permanenze dell'isola, divenendo "elemento basamentale" della sovrapposizione storica.
Questa immagine si ripete frequentemente nella città antica: lungo le Mura Aureliane verso il Muro Torto con il sistema sovrastante dei giardini di Villa Medici e del Pincio; lungo via Nazionale con il muro di villa Aldobrandini; lungo la salita del Grillo costeggiando il muro repubblicano del Foro di Augusto.
Nella sua varietà il muro diviene elemento usufruibile a seconda degli spazi con i quali si confronta.
Verso l'ospedale Fatebenefratelli il sistema dei giardini si trasforma in una struttura destinata ad attività collettive. Questa struttura è rappresentata come una pianta archeologica che divide ambienti aggregati intorno ad una grande corte. Tale pianta simboleggia l'impianto classico delle “insulae”, ipotizzando un uso moderno di simili strutture.
Il muro che circonda i monumenti dell'isola è esso stesso contenitore di diverse realtà che si stabiliscono sia con le piazze soprastanti, sia con il fiume attraverso una complessità di strutture e di funzioni che si svolgono all'interno della sua sezione.
Ritmicamente esse sono scandite da volumi emergenti che contengono le calate verso il fiume per una articolata passeggiata sulle banchine, lungo le quali si determinano diverse visuali ed immagini.
Inoltre la discontinuità del muro contiene !'intrinseca volontà di rappresentare il "repertorio" eterogeneo della storia, rispettando l'eredità del passato.
Infine il muro ripristina l'immagine classica della nave, nell'ambiguità di un'isola che si trasforma in nave.
Il faro, posto sul residuo lembo di banchina verso ponte Garibaldi, illumina da un lato l'isola-nave e dall' altro annuncia alla città la presenza di questa, nel doppio ruolo di spettatore e attore, in una fantastica rappresentazione.