U
STADIO DI RIETI
Appalto-concorso per la realizzazione di uno stadio per il giuoco del calcio e l’atletica leggera in località Campoloniano di Rieti
Rieti
1987
Appalto-concorso per la realizzazione di uno stadio per il giuoco del calcio e l’atletica leggera in località Campoloniano di Rieti
Rieti
1987
Progetto: Pino Pasquali, Alfredo Passeri
Progetto delle strutture: Geosonda S.p.A. Antonio M. Michetti, Lino Perfetti
Lo stadio di Rieti sorgerà nella zona pedemontana del Terminillo località Campoloniano, in quella fascia ai margini della città che è destinata ad un complesso di edifici sportivi, tra cui l’impianto per il calcio e l’atletica leggera.
Nella soluzione progettata si tiene conto della particolare vocazione del luogo e delle caratteristiche dell’ambiente naturale: Campoloniano è situata in un’affascinante vallata. Il capoluogo della Sabina, Rieti, che sorge presso il fiume Velino, reclama da tempo un impianto di grandi dimensioni, soprattutto per l’aumentata domanda da parte dei giovani.
La scelta della forma del complesso deriva da considerazioni molto precise: un impianto di forma rettilinea su due fronti, conclusi con un anello in curva è ispirato ai dettami classici dei circhi, degli stadi greci, e soprattutto romani, con l’aggiunta di una curva ribassata che funge da quinta scenografica. Tale scelta è formalmente e funzionalmente motivata dal ravvicinamento degli spettatori alle fasi delle competizioni che si svolgono nel centro del campo: una sorta di nuova tribuna con un leggero incurvamento. Non si tratta di una scelta inedita: al contrario, si riferisce agli impianti più collaudati che sono i più funzionanti e che rappresentano un motivo di vanto per le città che li posseggono (come il Coliseum di Los Angeles).
Nella nostra ipotesi progettuale vi sono molti riferimenti a stadi costruiti come il Berta di Firenze di Pier Luigi Nervi e come un progetto di stadio per 100.000 spettatori, sempre di Nervi e di Cesare Valle, del 1935. Di quest’ultima idea il nostro progetto ha desunto la logica della struttura in cemento armato e la essenzialità della pensilina per le tribune coperte.
Il tema progettuale principale è costruito dalle pensiline che coprono le tribune. L’impegno a rendere tale struttura semplice ed, al tempo stesso, conforme alle richieste per l’impianto dello stadio, ha rappresentato la chiave stessa di lettura dell’architettura dello stadio di Rieti.
Non è facile uscire dagli schemi tradizionali per le coperture che governano essenzialmente la funzione. L’impegno progettuale è stato indirizzato verso lo studio di una struttura modulare ripetitiva che marcasse fortemente l’orditura della struttura che doveva contenere le pensiline, oltre agli ambienti destinati a tutte le funzioni necessarie.
Ci piace concludere con una frase di un celebre architetto, Giuseppe De Finetti che scrisse un fondamentale testo sulla costruzione di stadi.
“[...] ogni architetto si studia in primo luogo di dominare il compito pratico e vuole che la sua fabbrica sia giudicata alla stregua dell’utilità. Così facendo egli realizza la parte necessaria e fondamentale dell’onorevole “mestiere” dell’architetto, senza però che fin qui sia più “artista” del falegname.
Ma quando il tema è vasto ed insolito l’architetto tende, consapevolmente o no, a tradurre in ferro, o in muro o in pietra qualche cosa di più e di diverso che non siano le ragioni utilitarie della sua fabbrica: ed è solo allora, mirando ad esprimere lo spirito, che egli assolve compiutamente al suo compito vero. Così pare a me che si debba procedere nella invenzione dello Stadio di una città, in quanto è questo un edificio che può diventare il documento espressivo dell’epoca nostra, nel campo delle fabbriche: perchè esso è la maggior fabbrica, è il teatro in cui agiscono delle masse di attori per la gioia di una uniforme massa di pubblico, è proprio la “piazza” delle nostre città senza sosta: e come le antiche piazze italiane, e prima d’esse quelle greche, ospitavano la vita molteplice dei cittadini, le loro feste, i loro giochi, così ha da fare oggi, sia pur in modi nuovi, lo Stadio civico, perennemente aperto, di giorno e di sera, al popolo dei giovani.”
Nella soluzione progettata si tiene conto della particolare vocazione del luogo e delle caratteristiche dell’ambiente naturale: Campoloniano è situata in un’affascinante vallata. Il capoluogo della Sabina, Rieti, che sorge presso il fiume Velino, reclama da tempo un impianto di grandi dimensioni, soprattutto per l’aumentata domanda da parte dei giovani.
La scelta della forma del complesso deriva da considerazioni molto precise: un impianto di forma rettilinea su due fronti, conclusi con un anello in curva è ispirato ai dettami classici dei circhi, degli stadi greci, e soprattutto romani, con l’aggiunta di una curva ribassata che funge da quinta scenografica. Tale scelta è formalmente e funzionalmente motivata dal ravvicinamento degli spettatori alle fasi delle competizioni che si svolgono nel centro del campo: una sorta di nuova tribuna con un leggero incurvamento. Non si tratta di una scelta inedita: al contrario, si riferisce agli impianti più collaudati che sono i più funzionanti e che rappresentano un motivo di vanto per le città che li posseggono (come il Coliseum di Los Angeles).
Nella nostra ipotesi progettuale vi sono molti riferimenti a stadi costruiti come il Berta di Firenze di Pier Luigi Nervi e come un progetto di stadio per 100.000 spettatori, sempre di Nervi e di Cesare Valle, del 1935. Di quest’ultima idea il nostro progetto ha desunto la logica della struttura in cemento armato e la essenzialità della pensilina per le tribune coperte.
Il tema progettuale principale è costruito dalle pensiline che coprono le tribune. L’impegno a rendere tale struttura semplice ed, al tempo stesso, conforme alle richieste per l’impianto dello stadio, ha rappresentato la chiave stessa di lettura dell’architettura dello stadio di Rieti.
Non è facile uscire dagli schemi tradizionali per le coperture che governano essenzialmente la funzione. L’impegno progettuale è stato indirizzato verso lo studio di una struttura modulare ripetitiva che marcasse fortemente l’orditura della struttura che doveva contenere le pensiline, oltre agli ambienti destinati a tutte le funzioni necessarie.
Ci piace concludere con una frase di un celebre architetto, Giuseppe De Finetti che scrisse un fondamentale testo sulla costruzione di stadi.
“[...] ogni architetto si studia in primo luogo di dominare il compito pratico e vuole che la sua fabbrica sia giudicata alla stregua dell’utilità. Così facendo egli realizza la parte necessaria e fondamentale dell’onorevole “mestiere” dell’architetto, senza però che fin qui sia più “artista” del falegname.
Ma quando il tema è vasto ed insolito l’architetto tende, consapevolmente o no, a tradurre in ferro, o in muro o in pietra qualche cosa di più e di diverso che non siano le ragioni utilitarie della sua fabbrica: ed è solo allora, mirando ad esprimere lo spirito, che egli assolve compiutamente al suo compito vero. Così pare a me che si debba procedere nella invenzione dello Stadio di una città, in quanto è questo un edificio che può diventare il documento espressivo dell’epoca nostra, nel campo delle fabbriche: perchè esso è la maggior fabbrica, è il teatro in cui agiscono delle masse di attori per la gioia di una uniforme massa di pubblico, è proprio la “piazza” delle nostre città senza sosta: e come le antiche piazze italiane, e prima d’esse quelle greche, ospitavano la vita molteplice dei cittadini, le loro feste, i loro giochi, così ha da fare oggi, sia pur in modi nuovi, lo Stadio civico, perennemente aperto, di giorno e di sera, al popolo dei giovani.”